IGINO AL MARE
di Pietro M. De Donato

Come ogni anno, tutte le stagioni,
con l'auto arriva zeppa d'ogni cosa,
scatole, bagattelle e tre borsoni,
e di minuzie ce ne sono a iosa.

Porta con sé, persino quell'aggeggio,
che serve per bucar la caffettiera,
con tutto ciò che, alla meno peggio,
consente di aggiustare la raggiera.

Ma se la norma, più non lo consente,
d'illuminare con i volantini,
presto ti adegua anche la corrente,
a vani, a corridoi e sgabuzzini.

Pure di vino, è fine assaggiatore,
lo gusta da dessert, bianco rosato,
ma quel che beve, come intenditore,
è il rosso, letizia del palato.

Rosso di Schiavonea ossia di Trenta,
dentro fiaschetta, in vero un poco floscia,
ma che si presta, dopo scelta attenta,
per l'acqua fresca pure se un po' moscia.

Anche se moscia, l'acqua è della fonte,
che bene fa gustare l'insalata,
fatta col pomodoro di Belmonte,
ch'è proprio una delizia prelibata.

Tutte le sere ed anche a mezzogiorno,
la cena e il pranzo spesso si accompagna,
con la zuppera piena del contorno,
il gusto d'ogni cibo ci guadagna.

Al gioco delle carte è un vero spasso,
a briscola più spesso s'accalora,
incassa il flaviotto ch'è un bell'asso,
che al giro successivo vuole ancora.

Poi si cimenta anche col tresette,
dove sovente chiede la migliore,
ma prima di giocare lui premette:
"fattene otto 'ccusci scimme fore".

E pur quest'anno, giunge puntuale,
l'invito che gli manda un caro amico,
fissato è il giorno e anche il locale,
e quello che succede, mo' vi dico.

Quel tale giorno, già di buon mattino,
si dà un'aggiustatina al suo capello,
si rade liscio liscio e fino fino,
e poi se piove esce con l'ombrello.

Prima che giunga l'ora di partenza,
s'affaccia dal balcone ed è radioso,
osserva se di sotto c'è presenza,
di chi discretamente fa il curioso.

Ma non pensate, che mi sia scordato,
che siamo al mare, luogo di vacanze,
volutamente ciò l'ho trascurato,
per dedicargli intere altre stanze.

Si sveglia quasi sempre di buon'ora,
e si ripete come un rituale,
avanti, indietro e poi ritorna ancora,
con passo cadenzato e sempre uguale.

Camicia sbottonata e calzoncini,
sistema sempre lì quell'ombrellone,
stando al fresco, risolve i suoi giochini,
e poi, va a sfidare il solleone.

Prima verso gli scogli e al lungomare,
poi dall'altra parte, al lato opposto,
a Longobardi pensa di arrivare,
ma in due minuti già ritorna tosto.

Slip e cappello dalla lunga tesa,
vario il color, ma con l'elastichino,
così lui prende il sole e non gli pesa,
andando su e giù per lo spiaggino.

Il canto, poi in serata spesso intona,
in quella circostanza sempre uguale,
la "tavolata" è ogni volta buona,
spiega la voce, ch'è "tenorinale".

Dopo la cena, sempre accompagnato,
alla rotonda fa la capatina,
ritorna lemme lemme e un po' stancato,
poi finalmente, c'è la dormitina.

Soggetto arguto anche assai sagace,
sapiente dicitor con ironia,
sentite un po' di cosa è capace,
fosse da solo oppure in compagnia.

D'ogni persona lui ne fa il ritratto,
ad una ad una fors'anche a paia,
di ciò che dico se ne prenda atto,
basta rilegger, "Striscia la Rotaia".

Pur se in altre faccende è affaccendato,
osserva tutto e poi ci ficca il naso,
questo che Vi consegno è lo spaccato:
"luglio al mare d'Igino Di Tommaso".

Pietro M . De Donato
Belmonte Calabro "Luglio 1999"

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